Sono le 11.36 del 14 Agosto 2018 e piove a dirotto, quando a Genova il viadotto autostradale altrimenti noto come il Ponte Morandi, viene giù da 45 metri d’altezza. Il crollo causerà la morte di 43 persone.
Gli antefatti che portarono al crollo del ponte Morandi
Gli antefatti che portarono al crollo del 14 agosto 2018 sono complessi e radicati in una combinazione di fattori tecnici, gestionali e di manutenzione. Ecco una panoramica degli elementi chiave che contribuirono alla tragedia.
Progettazione e costruzione del ponte
Il Ponte Morandi, ufficialmente noto come viadotto Polcevera, fu progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi e costruito tra il 1963 e il 1967. Opera ingegneristica innovativa per l’epoca, caratterizzata dall’uso di cavi in calcestruzzo precompresso piuttosto che in acciaio, una scelta insolita e sperimentale.
Materiali e struttura del ponte Morandi
La scelta del calcestruzzo precompresso, insieme all’uso di cavi interni, fu innovativa ma controversa. Sebbene la struttura fosse all’avanguardia, col tempo emersero problemi legati alla durabilità e all’affidabilità di questi materiali.
Problemi di manutenzione
Già negli anni ‘70 e ‘80 emersero i primi segnali di degrado. La corrosione dei cavi di acciaio interni al calcestruzzo, esposti all’umidità e agli agenti atmosferici, cominciò a compromettere la struttura. Questi problemi furono riconosciuti dai tecnici e furono eseguite alcune opere di manutenzione, ma non furono sufficienti.
Rapporti tecnici
Diversi rapporti tecnici avevano evidenziato il suo deterioramento e la necessità di interventi significativi. Tuttavia, gli interventi di manutenzione furono spesso posticipati o limitati a lavori di riparazione superficiali, senza affrontare adeguatamente i problemi strutturali di fondo.
Responsabilità gestionali
Il ponte Morandi era gestito dalla società Autostrade per l’Italia (ASPI), parte del gruppo Atlantia, che aveva la responsabilità della manutenzione. Alcuni critici sostengono che la priorità della società fosse più orientata al profitto che alla sicurezza, con una gestione delle risorse che non privilegiava interventi tempestivi e adeguati.
Segnalazioni inascoltate
Alcuni ingegneri e tecnici avevano sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza del ponte anni prima del crollo, ma queste segnalazioni non portarono a interventi risolutivi.
Fattori ambientali e di invecchiamento del ponte Morandi
Clima e inquinamento: La struttura era esposto a condizioni ambientali difficili, come l’umidità elevata e l’inquinamento atmosferico di Genova, che acceleravano il processo di corrosione del calcestruzzo e dei cavi d’acciaio.
Invecchiamento della struttura
Dopo oltre 50 anni dalla sua costruzione, la struttura soffriva di un invecchiamento naturale dei materiali. L’usura e la fatica della struttura non erano stati adeguatamente compensati da interventi di manutenzione e ammodernamento.
L’ultimo monitoraggio
Poco prima del crollo, furono condotti studi e monitoraggi sulla stabilità del ponte. Questi studi avevano indicato la presenza di problemi, ma non si credeva che il rischio di un crollo fosse imminente. Alcuni lavori di manutenzione erano stati programmati, ma il ponte crollò prima che potessero essere eseguiti.
Conclusioni
Il tragico crollo del Ponte Morandi, un evento che scosse profondamente l’Italia e sollevò importanti interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture del paese. Successivamente completamente demolito, il ponte Morandi è stato e sostituito da un nuovo ponte, il Ponte San Giorgio, inaugurato il 3 agosto 2020.